L’incontro con il sé è il titolo dell’esposizione di opere fotografichedi Enzo Carli, evento collaterale della XVI edizione del Premio nazionale Gentile da Fabriano che si tiene all’Oratorio del Gonfalone di Fabriano. Carli appartiene alla prestigiosa Scuola fotografica di Senigallia e ne è divenuto, negli ultimi anni, uno dei protagonisti più impegnati. Nata agli inizi degli anni cinquanta con il “Gruppo Misa”, ispirato da Giuseppe Cavalli, essa ha trovato poi un autorevolissimo pur se schivo e appartato maestro in Mario Giacomelli, artista tra i più creativi ed originali nel panorama della fotografia d’arte del novecento. Con Giacomelli, Carli ha realizzato un lungo percorso di ricerca e di analisi critica, reso più proficuo dalla relazione d’amicizia e di reciproca considerazione. Ed è stato tra i firmatari, nel gennaio 1995, del manifesto “Passaggio di frontiera”, insieme con i fotografi del “Centro Studi Marche”: G. Berengo Gardin, G. Cutini, L. Erba, F. Ferroni, M. Giacomelli, P. Mengucci, A. Salvalai, F. Sartini e S. Valenti. Nel manifesto viene presentato, in forma sintetica, un nuovo progetto di espressione artistica, mosso dal bisogno di nuove identità visive, volte a “trasfigurare la realtà attraverso il filtro delle proprie emozioni”. Credo che possano essere ricondotte a questo progetto e al manifesto – vi si afferma infatti: “la vita psichica e relazionale, lo spazio esistenziale e le sue motivazioni interiori, i rimandi della memoria, sono al centro del nostro interesse” – le suggestioni e le idee che sono all’origine della serie Archeologia dei sentimenti. E’ un titolo che ben orienta nel cogliere le intenzioni dell’autore e il senso delle ventiquattro immagini fotografiche presenti nella mostra fabrianese.
Enzo Carli, Archeologia dei sentimenti
Le immagini esposte evocano contesti e atmosfere riconducibili al tema dell’emozione / sentimento e dunque sottolineano un aspetto molto significativo, tornato negli ultimi anni di grande attualità: è, per l’appunto, l’ampio e complesso aspetto dei sentimenti e delle emozioni, ricollocato al centro della teoria estetica e della stessa ricerca filosofica. E’ stato Alberto Damasio con i suoi due volumi adelphiani: L’errore di Cartesio ed Emozione e coscienza, a sottolineare con argomentazioni proprie delle neuroscienze la sottovalutazione di ambiti rilevanti e significativi che ha finito col determinare limiti e insufficienze nell’investigazione dei processi mentali, degli stati patologici e della natura complessiva dell’uomo. Lo studio delle funzioni cognitive e della coscienza ha subito per lungo tempo l’influsso della filosofia razionalistica, che si può far risalire a Cartesio (“Cogito, ergo sum”). Separando la mente dal corpo, tale tradizione ha ostacolato una visione più consapevole della razionalità, che in natura è strettamente connessa con quello delle emozioni e dei sentimenti. Damasio ha mostrato, con molteplici riferimenti alla sperimentazione di casi clinici, che l’idea di un pensiero puro non influenzato dal mondo dell’emotività e dei sentimenti non ha alcun riscontro nella realtà.
Credo che Jean Claude Lemagny abbia ragione nel sostenere che “Carli coglie ciò che di solito sfugge ai nostri sguardi distratti. Registrazione per i nostri occhi, è inquietudine – direi salutare inquietudine – per il nostro spirito”. La sua ricerca fotografica indica un itinerario interessante ed è un esempio di come un’arte cosiddetta industriale, quale la fotografia, possa diventare un luogo privilegiato di produzione di forme, sensazioni, sentimenti al pari delle cosiddette arti tradizionali. E questa produzione può rivelarsi originale e innovativa proprio per le ragioni alle quali si faceva cenno sopra. Può rivelarsi utile per corroborare, da un punto di osservazione che la stessa ricerca scientifica considera con sempre maggiore interesse, l’analisi di stati emotivi e sentimentali, che noi interpretiamo come passivi eppure costituiscono un invito all’attività e al giudizio. La consapevolezza della feconda ed ora maggiormente riconosciuta relazione tra arte e scienza ci permette di sostenere che questa analisi potrebbe contribuire ad una conoscenza più approfondita dei processi cognitivi ed ampliare l’orizzonte, ancora limitato, della vita della coscienza e delle teorie antropologiche.
Fabriano, settembre 2012 Galliano Crinella