“Le mie poetiche Marche”. Le opere fotografiche di Giacomelli, Cutini e De Finis ad Urbino (Casa natale di Raffaello)

Mario Giacomelli, Giorgio Cutini e Eros De Finis espongono alla Casa natale di Raffaello

LE MIE POETICHE MARCHE

 

 Fabriano. Si inaugura Sabato 2 luglio, alle ore 17.00, e resterà aperta fino al 31 luglio 2016, l’esposizione di tre fotografi d’arte, Mario Giacomelli, Giorgio Cutini e Eros De Finis, sul tema: “Le mie poetiche Marche”. L’esposizione, curata da Galliano Crinella, è promossa dall’Associazione “Gentile Premio” e dal Premio nazionale Gentile da Fabriano, in occasione del suo ventennale, in collaborazione con l’Accademia Raffaello, e si terrà nella prestigiosa sede di Casa natale di Raffaello – Bottega Giovanni Santi. Interverranno al vernissage Luigi Bravi, Presidente dell’Accademia Raffaello, Gualtiero De Santi e Katia Migliori (Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”). De Santi e Migliori sono autori dei testi critici presenti nel Catalogo che è edito dal Premio nazionale Gentile da Fabriano in coedizione con Quattroventi e contiene, insieme con due poesia di Eugenio De Signoribus, 55 opere fotografiche che hanno come motivo ispiratore la terra marchigiana. Le opere di Giacomelli risalgono agli ultimi decenni del ‘900, quelle di Cutini, più recenti, agli ultimi anni, mentre sono tutte inedite e del 2016 le opere di Eros De Finis.

Nella Premessa del curatore dell’esposizione e del Catalogo, Galliano Crinella, Presidente del Premio, si legge “La fotografia, una delle arti del nostro tempo, è definita “arte industriale”, ma non per questo credo si possa metterne in dubbio la potenziale valenza artistica, il suo porsi come luogo di invenzione, di elaborazione formale e di ricerca di senso. Uno dei maggiori esponenti della cultura filosofica moderna, Immanuel Kant, ha sostenuto piuttosto che “non vi è arte bella in cui non si trovi qualcosa di meccanico”. La tecnica può divenire consustanziale al processo creativo, al di là del sospetto che essa finisca con il provocare una progressiva disumanizzazione della progettualità creativa. Lo sguardo fotografico può aiutare noi e la stessa ricerca artistica a calarci inclinazioni e le interconnessioni.

Le Marche sono rimaste per lungo tempo come mute, quasi estranee al mondo. Forse perché, senza addentellati e perché “appoggiate, come sono, allo schienale degli Appennini stendono al sole i dolci colli e si accostano dolcemente al mare per ricevere la carezza delle onde”, così Tullio Colsalvatico che riecheggia il Leopardi: “…. le vie dorate e gli orti. E quinci il mar da lungi e quindi il monte”. Eppure i suoi paesaggi, i suoi equilibri, le compresenze e le inimitabili armonie ne fanno un’espressione bella, forse unica, della vera Italia. E quale luogo migliore di Urbino, “il cuore delle Marche se vediamo la storia della civiltà attraverso il dominio delle arti” (Carlo Bo) e della Casa natale di Raffaello, per una nuova rappresentazione della terra dei sassi e del mare?”.più direttamente nel mondo delle cose, nel vivo delle situazioni reali per una rappresentazione che possa vederne meglio, anche allusivamente o attraverso risoluzioni parziali, le