La XV edizione del Premio nazionale Gentile da Fabriano (15 ottobre 2011) si tiene nel nome del Sen. Prof. Carlo Bo (1911 – 2001), fondatore del Premio e Presidente della Giuria nelle prime cinque edizioni. L’edizione 2011 è dedicata all’illustre intellettuale nel centenario della nascita e nel decennale della morte. Sono promosse, per l’occasione, quattro iniziative. La prima è la mostra di immagini fotografiche di Carlo Bo al Premio, riferite agli anni 1997, 1998, 1999, 2000. Si tratta di oltre trenta foto, che saranno esposte nell’atrio dell’Oratorio della Carità Sabato 15 ottobre 2011. Nel testo di presentazione si legge: “Bo giungeva a Fabriano da Urbino, solitamente accompagnato da Ursula Vogt e da altri docenti e collaboratori dell’Università feltresca, di cui era Rettore dal 1947. Alcune immagini ne ritraggono il suo arrivo, altre lo riprendono insieme ai membri della Giuria, molte, la gran parte, hanno come obiettivo il suo volto, ripreso in foggie differenti, ma sempre con il suo immancabile “toscano”. Tutte le foto sono state scattate all’Hotel Janus, ove si è tenuto il Premio nelle prime sei edizioni. Il Card. Gianfranco Ravasi ha ricordato lo scorso anno, ricevendo il Premio proprio nella Sezione “Carlo Bo per l’arte e la cultura”, di aver ascoltato dallo stesso Bo, nei frequenti colloqui milanesi, una frase a suo modo significativa: ‘E’ necessario rompere il silenzio solo per dire una cosa più importante del silenzio stesso’. Possiamo dire dunque che avendo egli fatto un uso parco della parola, acquisiscono ancor più rilievo le sue stesse immagini, il volto, il modo di procedere, l’accensione del sigaro, lo sguardo a volte severo a volte dolcissimo, i suoi occhi”.
La seconda iniziativa è la pubblicazione: “Le Cartelle del Gentile”, dirette da Galliano Crinella, il cui primo numero esce per il centenario di Carlo Bo. La Cartella / 01 contiene il testo di Carlo Bo, Piero Bigongiari, Oreste Macrì e l’ermetismo (1998), la poesia di Eugenio De Signoribus, Dialogo (2001/2011) e l’incisione all’acquaforte di Raimondo Rossi, Omaggio a Carlo Bo. La cartella sarà data in omaggio ai presenti alla cerimonia di consegna dei premi.
La terza iniziativa è la nuova edizione del volume di Bo, Aspettando il vento, pubblicato nelle edizioni L’Astrogallo di Ancona nel 1976 e non più disponibile. Il volume, edito dal Premio nazionale Gentile da Fabriano, con una introduzione di Mario Luzi, cinque incisioni e un disegno di Roberto Stelluti, è curato da Galliano Crinella. Riproduciamo, a seguire, parte della prefazione di quest’ultimo.
“Nella prima sezione, ampia e ricca di riflessioni, Bo scrive di scrittori, poeti e artisti marchigiani, ad iniziare dal grande Leopardi. All’acuta osservazione di Mario Luzi: “La letteratura marchigiana ha la dimensione vitale e poetica della naturalezza”, Bo aggiungeva altri aspetti e caratteri. Intanto la presenza di una coscienza molto controllata, “una naturale sapienza” per la quale gli sembrava esemplare la scrittura di Vincenzo Cardarelli, con quell’equilibrio raro a trovarsi fra le ragioni del passato e quelle del presente, fra tradizione e novità. Ma quello che Bo apprezzava nello spirito dei marchigiani, e che forse sentiva vicino allo spirito della sua terra, la Liguria, oltre ai valori letterari, era anche “la straordinaria perizia nel governo delle cose pratiche”, qualità che ritrovava, ad esempio, nell’opera ecclesiastica del Cardinal Pietro Gasparri, “il Giolitti della Chiesa”, che lavorò alacremente per ristabilire la pace fra la Chiesa e lo Stato italiano. “Le Marche sono state, e sono ancora – affermava Bo in quell’articolo del dicembre 1972 – uno straordinario serbatoio di servitori della Chiesa di Roma: servitori fedelissimi ma intenti più alle cose pratiche, al governo che non alla meditazione o, per lo meno, a una valutazione critica delle ragioni spirituali”.
Nella seconda sezione Bo tratta della letteratura, del difficile mestiere dello scrittore e del critico. E affronta temi drammaticamente attuali in quel tempo: il rapporto fra scrittore e pubblico, la funzione della critica, la dinamica letteratura – società, l’inquietudine morale del tempo. Il bilancio che ne fa non è positivo. Registra la differenza tra i propositi di rinnovamento e la stagnante mediocrità dei risultati, tra l’euforia dei programmi e la povertà di ciò che era stato fatto.
Nella terza sezione, l’attenzione di Bo è rivolta alla condizione morale e storica del cristianesimo, un tema ricorrente in tutta l’opera del critico e dello studioso. Il suo tormento per lo spirito di dimissioni che denota l’esperienza dell’uomo contemporaneo è ben condensato nel dialogo, riferito da Sergio Zavoli nel suo Diario di un cronista (Milano 2002): “Ho l’impressione che la voce di Dio passi nei nostri cuori e non lasci traccia. Il consenso senza sofferenza che diamo a Dio è solo un modo, tra tanti, di non rispondergli”.
La quarta iniziativa è la Mostra fotografica del fabrianese Giacomo Ilari, Paesaggi marchigiani, promossa in collaborazione con il Fotoclub Arti Visive di Fabriano. La Mostra, allestita presso Palazzo Chiavelli, in Piazza del Comune, resterà aperta dal 14 al 23 ottobre 2011. Sarà presentata, presso il Ridotto del Teatro Gentile, venerdì 14 ottobre, da Massimo Bardelli, Andrea Bevilacqua, Enzo Carli e Galliano Crinella. Subito dopo la presentazione ci sarà l’inaugurazione.